Oggi ricorre un anniversario interessante per il mondo delle energie rinnovabili: la messa in funzione della prima centrale a idrogeno al mondo a livello industriale.

Infatti, il 12 luglio 2010 la centrale a idrogeno di Fusina, nel complesso industriale di Marghera in provincia di Venezia, è stata ufficialmente inaugurata ed è rimasta in funzione fino al 2018.

L’investimento è stato di circa 50 milioni di euro, con una potenza installata di 15 MW.

Le centrali a idrogeno sono quindi una fonte di energia rinnovabile peculiare, che presenta pro e contro non indifferenti.

Centrali a idrogeno: come funzionano?

Prima di tutto, è bene sapere come funzionano le centrali a idrogeno e quali sono brevemente i vari processi per ottenerlo.

Ci sono diversi modi per ricavare l’idrogeno e da questi dipende anche il colore con cui viene identificato.

Nello specifico, le diverse tipologie di idrogeno sono:

  • Grigio
  • Blu
  • Rosa
  • Giallo
  • Turchese
  • Verde

L’idrogeno grigio e l’idrogeno blu sono entrambi prodotti sfruttando le fonti fossili, solo che quest’ultimo attua processi di cattura e stoccaggio delle emissioni.

L’idrogeno rosa, o viola, è prodotto dall’energia nucleare, mentre l’idrogeno turchese dalla pirolisi del gas metano, producendo polverino di carbonio.

L’idrogeno giallo è prodotto utilizzando l’energia prelevata dalla rete elettrica nazionale, mentre l’idrogeno verde è l’unico veramente sostenibile, prodotto sfruttando le fonti di energia rinnovabile.

Fonti di energia rinnovabile: quali sono

Come viene prodotto l’idrogeno verde?

L’idrogeno verde viene prodotto solitamente tramite l’elettrolisi, un processo chimico che consiste nel far passare l’elettricità attraverso l’acqua, separando così le due molecole di idrogeno H2 e ossigeno O, rendendoli gassosi.

L’elettricità utilizzata, in questo caso, deriva da fonti di energia rinnovabile, come l’eolico o l’idroelettrico, che in questo caso fornisce anche l’acqua.

Per questo nelle centrali a idrogeno verde sono presenti, per esempio, delle pale eoliche.

Quindi, le centrali a idrogeno verde funzionano in combinazione con le fonti di energia rinnovabile per eseguire l’elettrolisi dell’acqua e trasformare l’idrogeno gassificato in elettricità.

Idrogeno o fotovoltaico: quale conviene di più?

L’idrogeno verde conviene certamente da un punto di vista di efficienza, soprattutto per l’alimentazione di mezzi pesanti e treni, in quanto è il doppio più efficiente di benzina e diesel.

Però, l’idrogeno è molto complicato da trasportare, in quanto presenta una bassa densità energetica, e sono necessari speciali gasdotti per farlo, in quanto quelli di gas naturale e metano non risultano compatibili.

Nella maggior parte dei casi di utilizzo industriale, l’idrogeno viene prodotto nello stesso stabilimento in cui viene anche utilizzato.

Il contro più importante, però, è che l’idrogeno verde è molto costoso, circa 15 euro al kg per le automobili, e i rifornitori non sono tanti nel nostro paese.

È possibile produrre l’idrogeno anche da fonti di energia non rinnovabile, rendendolo poco più economico, ma questo non lo rende più sostenibile a livello ambientale.

Inoltre, è molto difficile dotarsi di una centrale a idrogeno nella propria azienda, impossibile invece per il residenziale, oltre che enormemente dispendioso.

Il fotovoltaico, a differenza dell’idrogeno, è una tecnologia più versatile e accessibile a tutti, sia imprese che privati, e decisamente più economica.

Inoltre, è totalmente sostenibile ed efficiente, inesauribile grazie ai raggi del sole che investono il nostro Pianeta ogni giorno.

Certamente l’idrogeno, soprattutto quello verde, vedrà il suo sviluppo in futuro, in quanto ha delle potenzialità non indifferenti, ma il fotovoltaico, oggi, ha una convenienza senza pari per cominciare ad autoprodurre energia e risparmiare.

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