Il ritornello è sempre lo stesso: l’efficienza energetica quale condizione tassativa per l’ottenimento degli incentivi, la transizione digitale affiancata da quella green. Inserito nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la vera novità sarà la ripartizione dei fondi RePowerEU: 6,3 miliardi per l‘efficientamento energetico delle attività produttive e 320 milioni per gli investimenti in impianti di energia rinnovabile per le Piccole e Medie Imprese.
Il nuovo credito d’imposta è il fulcro del nuovo piano di aiuti a supporto della transizione energetica dei processi produttivi. A condizione, che il risparmio ci sia effettivamente: un risparmio energetico minimo del 3 %, per impresa, o del 5 % per processo produttivo interessato.
I fondi stanziati, sono indubbiamente generosi se consideriamo che si sommano ai 6 miliardi e 400 milioni previsti in bilancio. E, in questo modo, per sostenere gli investimenti delle imprese in tecnologia green e digitale, ci saranno nei prossimi due anni, quasi 13 miliardi di euro.
Impianti fotovoltaici: la produzione di energia rinnovabile nel Piano Transizione 5.0
Le parole del Ministro Urso sono inequivocabili e dichiarano l’impegno preso, ora diventato legge:
“Tra gli investimenti agevolabili sono inclusi anche quelli per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, destinati all’autoconsumo. Punteremo a privilegiare al massimo la tecnologia europea e, quindi, nazionale. Per questo, per favorire la tecnologia nazionale, nel decreto Energia abbiamo già previsto una norma in base alla quale l’ENEA realizzerà un registro con tre classi di prestazione energetica degli impianti fotovoltaici.”
Investimenti 5.0: in cosa consistono
Rispetto al Piano Transizione 4.0 il potenziamento della misura è evidente. Le spese sostenute nel biennio 2024-2025 dovranno riguardare investimenti in:
Come funzionerà il credito d’imposta: premiata la sostenibilità
Il beneficio fiscale potrà aumentare in funzione dei risultati raggiunti in termini di risparmio energetico ed efficienza, risultati che dovranno essere certificati da una sorta di “certificatore” che attesterà sia la situazione precedente, sia la condizione di efficientamento energetico ottenuta (ante/post):
- riduzione dei consumi finali di energia per almeno il 3%;
- risparmio energetico conseguito almeno del 5% per quanto riguarda i processi legati agli investimenti 4.0.
La novità introdotta dal Piano Transizione 5.0 riguarda un’aliquota aggiuntiva crescente in base al risparmio energetico apportato.
Di seguito, i soggetti autorizzati al rilascio delle certificazioni (anche detti, valutatori indipendenti):
- EGE (Esperto in Gestione dell’Energia) accreditate UNI CEI 11339;
- ESCO accreditate UNI CEI 11352;
- Organizzazioni accreditate ISO50001;
- Geologi, ingegneri e periti industriali iscritti all’ordine professionale di riferimento e appartenenti all’organico della società richiedente la diagnosi energetica.
Si tratterà, perciò, di un credito d’imposta migliorativo rispetto a quello già previsto da Transizione 4.0. Le aliquote agevolative non sono ancora certe, ma secondo le anticipazioni potrebbero arrivare a un massimo del 20% e potranno sommarsi a quelle del Piano Transizione precedente.
In sintesi, l’aliquota massima per le imprese che potranno sommare i due incentivi sarà del 40%, a cui potrebbero aggiungersi due ulteriori aliquote minori per un massimo complessivo del 45%.
L’intensità del beneficio e quindi la percentuale di credito d’imposta riconosciuto varieranno in base ai miglioramenti conseguiti in termini di efficienza energetica a livello di impresa (almeno del 3%) o a livello di processo produttivo interessato (almeno del 5%).
Ricordiamo che entro il secondo trimestre 2026 è attesa anche la pubblicazione del rapporto di valutazione di competenza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy attestante il raggiungimento dell’obiettivo di 0,4 Mtep di risparmio energetico. Per questa stessa scadenza, l’ammontare del credito dovrà essere stato stanziato.
PMI: incentivi per il fotovoltaico
Lo schema, rivolto alle micro, piccole e medie imprese prevede contributi a fondo perduto, mediamente fino al 45% dell’investimento complessivo, per l’acquisto di impianti e relative tecnologie digitali, che consentano la produzione diretta di energia da fonti rinnovabili per l’autoproduzione, con consumo immediato o attraverso sistemi di accumulo/stoccaggio.
Saranno escluse, con specifiche eccezioni, le imprese con ricavi lordi generati dal settore o dall’attività vincolata non superiori al 50%) nei settori:
- produzione di energia basata su combustibili fossili e attività correlate;
- industrie ad alta intensità energetica o a elevate emissioni di CO2;
- produzione, noleggio o vendita di veicoli inquinanti (a emissioni diverse da zero);
- raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti;
- lavorazione del combustibile nucleare, produzione di energia nucleare.
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