California: 100% rinnovabile entro il 2045

L’assemblea statale ha votato per fissare la data dall’uscita dai combustibili fossili. L’anno scorso aveva convinto le principali utility a investire nel trasporto elettrico delle merci.

MILANO –  La California ha fissato una data: entro il 2045, tutta l’energia prodotta e utilizzata dovrà essere carbon-free, dovrà quindi prevenire da fonti rinnovabili, dal solare all’eolico. La California diventa così il secondo degli stati Usa a votare un provvedimento di questo tipo, dopo Hawaii, il cui provvedimento è già diventato legge e ha messo in calendario la stessa scadenza.

In verità, la California è ancora un passo indietro: è stata l’Assemblea dello stato a votare a maggioranza (43 voti favorevoli contro 32) la decisione di uscire del tutto dai combustibili di origine fossile, mentre ora la palla passa al Senato: le possibilità che il provvedimento passi sono comunque molto alte visto che qualche mese fa lo stesso Senato aveva già dato il via libera a una prima versione del testo. La California si conferma così all’avanguardia, sia nelle politiche ambientali per la lotta al climate change, sia nell’opporsi alle politiche federali dell’amministrazione Trump. Già un anno fa, la California aveva coinvolto le tre principali utility dello stato a investire oltre un miliardo di dollari in progetti per l’elettrificazione del trasporto merci.

Per alcuni addetti ai lavori, i più ottimisti, può essere che la California raggiunga il suo obiettivo prima del previsto. Già ora la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili è pari al 44 per cento, grazie al calo del costo dei pannelli e alla maggiore efficienza delle pale e dei rotori negli impianti eolici. Inoltre, la California è stato il primo stato a imporre i pannelli solari sui tetti delle nuove case in costruzione (con sole rare eccezioni). Infine, il passaggio al 100 per cento di energie pulite verrà favorito dal costante miglioramento della tecnologia delle batterie e dei sistemi di accumulo, tale che possa superare il problema della intermittenza delle fonti rinnovabile.

Secondo Severin Borenstein, un economista esperto di questioni energetiche della University of California, con questo provvedimento “si arriva per la prima volta a dare il via a un test di conoscenze tecnologiche che sarà possibile utilizzare su larga scala e che potrà essere utilizzato da altri stati e nazioni”, ha dichiarato alla Mit Technology Review.

Non manca qualche voce in controtendenza. Secondo gli esperti meno ottimistici, la California avrà i maggiori problemi a completare il suo piano sul finale: allo stato attuale delle conoscenze, l’ultimo 20 per cento potrebbe costare come il primo 80 per cento quando aumenterà il peso delle batterie e i costi per nuove reti che dovranno fare in modo che tutti gli impianti “parcellizzati” sul territorio siano connessi per evitare interruzioni del servizio.

Ma tutto, come detto, si giocherà sull’evoluzione tecnologica: non è detto che soluzioni al momento estremamente costose, da qui ai prossimi 5-10 anni non diventino invece accessibili su larga scala, a costi sempre più bassi.

(da repubblica.it 30 agosto 2018)

 

 

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